Ewald Kislinger Vienna
I 59 pezzi di 34 emissioni (tutti in rame) si estendono cronologicamente dall´imperatore Giustino (518-527) (nr. 2 di vetrina) fino ai cosiddetti folleis anonimi (classi B e C) che furono coniati a Costantinopoli fra il 1030 e il 1050 (nr. 34/1-6). La collezione oltrepassa quindi i limiti cronologici della dominazione bizantina in Sicilia dal 535 (v. le monete di Giustiniano I, nr. 3-6) e – nella zona di San Marco – fino all´inizio del X secolo (v. in proposito introduzione storica e, dal punto di vista numismatico, i tre folleis di Leone VI, 886-912, nr. 32-33). Ciò documenta l´inserimento della Sicilia nella rete commerciale bizantina del Mediterraneo anche al di fuori dei confini dell´impero. Se è da prestar fede all´affermazione della direzione del Museo, che cioè le monete esposte sono reperti locali (benché a tutt´oggi ne manchino le prove), se ne può concludere che la localitá fu ininterrottamente abitata e d ebbe rilevanza economica continua dal VI all XI secolo.
Come che sia, le monete esposte sono certamente di provenienza siciliana, poiché la loro distribuzione quantitativa corrisponde al modello generale rilevabile nell´isola . Esso è caratterizzato da una massiccia presenza di emissioni dell´imperatore Eraclio (610-641, nr. 10-15) e Costante II (641-668, nr. 16-19), un abbassamento drastico sullo scorcio dell´VIII secolo e negli anni immediatamente successivi, una ripresa sotto Costantino V (741-775, nr. 24/1-9), seguito da un secondo crollo sotto Leone IV (775-780, nr. 25). A San Marco incontriamo nuovamente monete bizantine di Leone V (813-820, nr. 27/1-2 e nr. 29), Michele II (820- 829, nr. 28/1-2) e il figlio di lui, Teofilo (829-842, nr. 30/1-2). Un unico pezzo soltanto di Michele III (842-867, nr. 31) illustra la debolezza del dominio bizantino alla vigilia della definitiva conquista araba della Sicilia.
Anche le oscillazioni precedenti vanno interpretate come un indizio di processi politico-economici. La difficile situazione dell´impero, ad esempio, dall´ultimo quarto del VII fino al primo quarto dell´VIII secolo, quando Costantinopoli venne assediata due volte dagli Arabi (674-678 e 717/718), i cui raids navali funestarono anche la Sicilia (per la prima volta nel 669 e poi nel 672- 676 , 703-705, 720, 727-730 ), ebbe indubbiamente conseguenze negative sul commercio (e con ciò sulla circolazione del denaro). Al contrario, il fatto che dal 732 i proventi dei feudi precedentemente papali in Sicilia confluirono interamente nel fisco imperiale, dovette avere esiti favorevoli. Questi nuovi mezzi permisero un´intensa attività edilizia a scopi difensivi („incastellamento“) e incrementarono il benessere generale. Contraccolpi tuttavia non mancarono. Soltanto al prezzo di dure lotte il governo centrale riuscì a domare la rivolta del governatore provinciale Elpidio nel 782/783: ciò non avrà mancato di avere effetti negativi sulla potenza economica della regione.
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